Fiumi di parole

Il 27 gennaio 1945, 78 anni fa, veniva liberato il campo di concentramento di Auschwitz, per anni prigione di donne, uomini e bambini spauriti, feriti nell’animo, sofferenti, increduli, dagli occhi vuoti, dai corpi stanchi, straziati e privi di forze.

Non starò qui ad elencare tutti i luoghi infernali in cui i nazisti hanno rinchiuso nemici politici, omosessuali, immigrati, Rom e soprattutto ebrei. Quello che conta davvero è avere una solida consapevolezza dello sfondo tragico di eventi come questo.

Dobbiamo, infatti, riflettere su come la natura umana possa essere spietata e su come l’ignoranza, il qualunquismo e  soprattutto l’indifferenza siano stati un male per la società, ieri e ancora oggi.

Nel 1933 il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), con a capo Adolf Hitler, salì al potere, trasformando lo Stato in un vero e proprio regime totalitario. Fu la condanna dell’Occidente.

Il Terzo Reich portò ad un nazionalismo sfrenato, ad una esaltazione della razza ariana, ad un antisemistismo e razzismo inauditi.

Ma perché le persone non hanno tentato di ragionare e ribellarsi? Per il semplice motivo che il regime aveva in pugno il popolo con una propaganda disgustosa e promesse, come sempre, irrealizzabili. Non sono mancati nemici dello Stato. Ma è cambiato qualcosa? Assolutamente no. Queste persone hanno combattuto fino alla fine, perdendo persino la vita, perchè circondati da un gregge immerso nel ventre oscuro dell’ignoranza e della paura.

Questo ha portato i nazisti ad esaltarsi, a costruire campi di concentramento, a maltrattare i prigionieri e a marchiarli, a violentare donne, ad uccidere neonati, a fare atroci esperimenti, a sterminare bambini ed anziani con le camere a gas, per attuare la “soluzione finale”.

Sono successe cose mostruose, disumane, atroci, che ancora offendono profondamente l’intelligenza umana.

  “Il sonno della ragione genera mostri”

  • Francisco Goya

Questo è stato e persiste nel tempo. La memoria non smette mai di attraversare i secoli. Nonostante si sia cercato di nascondere e negare queste atrocità, purtroppo ancora oggi, il ricordo resta radicato e continuerà a pervadere le generazioni future. 15 milioni di vittime innocenti hanno perso la vita. Persone con un volto, una storia, una famiglia, dei sogni, dei progetti, una speranza. Il dolore è grande per tutti i cari, che hanno perso qualcuno di speciale. Questa sofferenza è stata scritta nei libri e proiettata su schermi. Una testimonianza troppo forte, ma fondamentale da mandare avanti. Non dobbiamo sentirci estranei a questi avvenimenti, a queste persone, che non sono solo un numero. Sono nostri antenati, nostri fratelli. Teniamoli vivi nel nostro animo, rivolgiamo un pensiero alla loro passata esistenza, non abbandoniamoli, facciamoli vivere in noi, permettendo loro di esistere ora e per sempre. La memoria si è rafforzata ancor di più con l’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, che ha deciso di installare pietre d’inciampo nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee.

Oggi, il 27 gennaio, è il giorno della memoria. Questa, però, non deve essere una semplice ricorrenza. Ricordiamo le vittime tutti i giorni della nostra vita, affinchè le future generazioni non facciano gli stessi errori.

                                                                                         Sara Romano.

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